I leoni morti
€20,00
brossura, 288 pagine, 29 fot.
Quarta edizione
Quarta edizione
Ritter Edizioni
Non siamo mai stati, caro amico, ne disertori, ne di conseguenza Vicepresidenti del Consiglio dei Ministri, ma ricordiamo assai bene del detto di Napoleone: "Ciò che conta in guerra non sono gli uomini, è l'uomo cioè il soldato che sa battersi fino in fondo, difendendo un pezzo di terra o, contro ogni logica, un brandello di idea". Nel libro I Leoni Morti assistiamo alla difesa della Cancelleria del Reich da parte dei combattenti francesi della Divisione S.S. Carlomagno, il 2 maggio del 1945. Sapevano bene che tutto era perduto. Cosa facevano allora laggiù? Anche in Coulqualber, fine dell'Impero, di Rinaldo Panetta, vediamo i soldati del Colonnello Ugolini contrattaccare all'arma bianca e cadere su di una terra remota che l'Italia aveva civilizzata: per loro non v'era speranza, tuttavia perdettero in pochi giorni l'85% della loro forza. E così fu della Folgore ad El Alamein, così dei Giovani Fascisti a Bir El Gobi, così delle Camicie Nere della Tagliamento nella battaglia di Natale in Russia, così dei bersaglieri "cacciatori di carri" che combatterono col Maresciallo Rommel in Cirenaica, di aviatori e marinai italiani che compirono, durante l'ulimo conflitto, imprese inaudite. L'essenziale, rimane sempre l'uomo. Gli assediati dell'Alcàzar di Toledo, gli aviatori giapponesi Kamikaze, i fanti tedeschi combattenti sull'Oder nel 1945 e, più di recente, i difensori portoghesi di Carmona nell'Angola, appartengono alla stessa famiglia. Il loro onore è fedeltà. Ecco perche con questa lettera, vorrei, di là d'ogni frontiera, dedicare quest'edizione italiana alla nobile famiglia del Soldato.
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