Il diavolo fa le pentole ma non i coperchi: gli zelanti “revisionisti” che nel 1965 hanno soppresso il culto cinquecentenario del beato Simonino per ecumenica piaggeria verso gli ebrei, non avrebbero immaginato che proprio un professore ebreo li avrebbe smentiti e ridicolizzati. Lo stesso giorno in cui il Concilio Vaticano II partoriva la dichiarazione Nostra Aetate che liquidava duemila anni di dottrina cattolica sul rapporto tra cristiani ed ebrei, l’arcivescovo di Trento, mons. Gottardi, pubblicò la sua Notificazione circa il culto del piccolo Simone da Trento relegando il bimbo martire nei confini della leggenda. Si aboliva così la festa liturgica, il 24 marzo, e la grandiosa processione decennale. Veniva scacciata dalla chiesa la salma del piccolo martire, senza riguardo neppure per la sequela di miracoli ottenuti dalla sua intercessione. Ancora, si sconfessava l’atto con cui un Papa, Sisto V, concesse nel 1588 festa e messa propria in onore di Simonino, dopo che già nel 1584 Cesare Baronio ne aveva inserito il nome nel Martirologio Romano. Il “golpe” era compiuto, la memoria sepolta. Sinchè, martedì 6 febbraio, la verità si è presa una rivincita con un’intera pagina del Corriere della Sera, quella della Cultura. In un ampio servizio, il giornalista di origini giudaiche Sergio Luzzatto presenta “Pasque di sangue” di Ariel Toaff, edito da il Mulino. “Magnifico libro di storia – scrive Luzzatto – , studio troppo serio e meritorio perché se ne strillino le qualità come a una bancarella del mercato. Sostiene Toaff che dal 1100 al 1500 circa, alcune crocifissioni di putti cristiani, o forse molte, avvennero per davvero. Né a Trento nel 1475, né altrove nell’Europa tardomedievale, gli ebrei furono vittime sempre e comunque innocenti. In una vasta area geografica di lingua tedesca compresa tra il Reno, il Danubio e l’Adige, una minoranza di Ashkenaziti (ebrei di ceppo germanico, ndr) fondamentalisti compì veramente, e più volte, sacrifici umani”. Lo aveva già scoperto la Santa Inquisizione che, ad esempio, per l’omicidio rituale del Beato Simone condannò a morte 15 ebrei, rei confessi. Toaff , 65 anni, docente di Storia del Medioevo all’Università Bar Ilan di Tel Aviv, è arrivato alle stesse conclusioni con un lavoro di otto anni condotto alla testa di un’equipe d’una quindicina di ricercatori. Il professore, figlio del rabbino emerito Elio Toaff, trova meticolosamente riscontro (“al 100 per 100”) a tutti gli atti del processo inquisitorio e ne chiarisce, da storico del giudaismo, il movente. Non si tratta solo di un delitto in odio a Cristo, ma di un sacrificio propiziatorio in occasione della Pasqua ebraica. Se il sangue dell’agnello celebra l’affrancamento dalla schiavitù d’Egitto, “quale sangue – chiede Luzzatto – poteva riuscire più adatto allo scopo che quello di un bambino cristiano ucciso per l’occasione?”. A dispetto delle proibizioni disposte da molti rabbini, “frange estremiste” trovavano nei testi del giudaismo le motivazioni per compiere questi delitti: questa la conclusione di un libro coraggioso che poteva essere letto come condanna di ogni fanatismo. Invece chi ancora si pretende eletto da Dio ha chiuso la bocca al professor Toaff, imponendogli di ritirare dal commercio il suo dotto lavoro e costringendolo a ripubblicarlo con le dovute censure. E con la promessa “espiatoria” che gli utili saranno versati alla Lega anti-diffamazione ebraica.
mercoledì 6 agosto 2008
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